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Per Aspera Ad Veritatem n.24
Dodici settembre. Il mondo non è al punto zero

Tommaso Padoa-Schioppa - Rizzoli, Milano, 2002



Nato come lezione in occasione della laurea honoris causa ricevuta dall’Università di Padova, l’interessante saggio di Tommaso Padoa-Schioppa, banchiere centrale presso la BCE a Francoforte, intende offrire spunti di riflessione da un punto di vista politico, prima che economico, umanitario o religioso, sullo scenario seguito ai tragici attentati americani dell’undici settembre 2001, tenendo conto anche delle dimostrazioni e delle violenze che hanno caratterizzato i vertici di Göteborg e di Genova sul fronte antiglobalizzazione.
L’Autore si rivolge a giovani interlocutori e, condividendone le aspettative, sceglie di indicare una chiave di lettura d’insieme, una metodica, un terreno di cimento, riscoprendo principalmente ragioni e valore della politica, piuttosto che ricette salvifiche tout court.
L’undici settembre 2001 sono venute meno proprio quelle certezze e quelle sicurezze che avevano fatto illudere che distruzioni, crolli e incendi fossero minacce solo per persone di tempi e luoghi remoti.
Osserva Padoa-Schioppa che la tragica grandezza dell’evento è stata tale da imprimere nella mente - soprattutto di coloro che vivono nel benessere e nella democrazia - sequenze di drammaticità senza uguale.
Due sono le più importanti constatazioni che devono imporsi alla nostra riflessione quale diretta conseguenza. Se, infatti, la tragedia storica irrompe nella vita individuale trasformandola, è necessario interrogarsi e chiedersi quale sia il compito della singola persona di fronte alla storia. Successivamente, come una risposta automatica, non può che scaturirne la richiesta di pace. Forse mai il pacifismo è stato diffuso quanto lo è oggi tra i giovani europei. Si credeva che per averla, bastasse fare la pace prima di avere fatto la guerra. A New York abbiamo visto che anche la pace può diventare atroce massacro e quindi oggi una pace positiva implica che la società abbia un ordine politico e sociale accettato dai più come giusto. Per edificarla occorre operare nel campo della politica: e se oggi la guerra è mondiale anche la pace va istituita su scala mondiale.
La metodica da adottare, secondo l’Autore, è la medesima applicata, nel corso della storia, prima nell’ambito della città e poi dello Stato: la sostituzione della forza con la giustizia, della legge del più forte con il regno del diritto, l’eliminazione del potere assoluto, il controllo comune delle armi. Oggi, infatti il mondo ha una nuova malattia: il contrasto tra ciò in cui esso è già unito e ciò in cui è ancora diviso. Unito nella produzione e negli scambi, nell’istantanea trasmissione delle notizie e delle immagini, nella rapidità dei trasporti. Diviso dai drammatici divari delle condizioni materiali di vita, dalla caotica frammentazione delle responsabilità e dei poteri, delle culture, delle rivalità tra paesi, delle loro aspirazioni di dominio e di indipendenza; di strumenti per impedire che tensioni e diversità degenerino in conflitti economici, politici e religiosi.
Nonostante tali gravi problematiche, tuttavia, Padoa-Schioppa ritiene che il mondo non si trovi al punto zero, poiché in poche generazioni, dalla dichiarazione universale dei diritti in avanti, gli uomini hanno fatto notevoli progressi verso la costruzione di un ordine politico su scala mondiale, seppure rilevanti siano stati anche gli insuccessi, non perché fosse errata l’idea di un ordine mondiale fondato su principi della politica e del diritto ma perché sostanzialmente le Nazioni Unite non sono unite.
Le prospettive future per la costruzione di tale nuovo ordine devono, dunque, superare le distinzioni dovute a culture eterogenee costrette a coesistere, atteso che se il concetto dei diritti umani non è universale, ovunque si percepisce l’esigenza fondamentale che qualcosa è dovuto all’essere umano per il fatto che è un essere umano.
Secondo Padoa-Schioppa, in altri termini, occorre evitare l’insidia di pensare e agire come se il nostro pensare e agire non pesassero nulla, l’insidia della complicità col male o quella del peccato di omissione. è necessario incominciare a pensare in termini politici, perché la politica è il modo più completo e fattivo di adoperarsi per il bene comune, è la via aurea che le giovani generazioni dovranno percorrere per pervenire a quella coscienza storica sorta dall’azione politica e motivata dal perseguimento dei valori che non possono essere disgiunti per il progresso dell’intera umanità.



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